domenica 17 marzo 2013

Il Mestiere di Uomo

"Sognò di vedere una scala
 che poggiava sulla terra,
mentre la sua cima
raggiungeva il cielo"

Genesi (28,10-22)




Correva l'Anno Domini 1202 quando Torello venne al mondo.
Anno di Grazia, si direbbe. 
Due anni prima che Francesco di Assisi ricevesse le Stimmate sul Monte della Verna, Torello da Poppi si spogliava di tutti i suoi beni terreni per abbandonarsi al misterioso "canto di un gallo" che lo avrebbe condotto a mutare radicalmente la sua vita trasformandolo in un altro uomo.

Onde evitare di ricadere nelle stantie celebrazioni agiografiche, fuor di metafora, San Torello - così già in vita considerato dai suoi concittadini, gli abitanti del contado di Poppi in Casentino dove nacque e dal quale rifuggì - scelse l'eremitaggio come strumento di ricerca di se stesso ed elevazione spirituale.
Un uomo "stupefacente" che al giorno d'oggi sarebbe stato riempito di Prozac e inviato al più prossimo distretto sanitario, probabilmente.
A me, di questo Sant' Uomo, piace intuire il lato meno noto, quello meno battuto e apparente, eppure così tanto umanamente attraente: il suo essere festevole, per usare un'espressione dantesca.





Nel dipinto di Jacopo Ligozzi, S. Torello ritratto con "fratello lupo" ai suoi piedi. 


Egli - come San Francesco - attraversò la scena di questo mondo con il passo leggero e saltellante di un fanciullo-poeta-giullare. San Torello amava anche lui atteggiarsi a ragazzo un po' giocherellone e pazzerello, perché non gli capitasse la iattura di prendersi da se stesso o di essere preso dagli altri troppo sul serio. "Servite Domino in laetitia" (servite il Signore nella gioia): 
le parole del Salmo 100 erano, a ben guardare, tenute in gran considerazione da Torello.

Eppure questo aspetto della santità cristiana è rimasto solitamente in ombra. Gli agiografi gli hanno attribuito pochissima importanza. 
Ecco, noi vorremmo rimediare a questa mancanza, che giudichiamo assai grave. 

L'importanza dei bambini, del gioco libero e creativo, della spontaneità e della letizia costituiscono parte integrante e fondamentale della vita umana, senza i quali non!
Ce ne danno testimonianza il pensiero e la vita di Erasmo da Rotterdam nel suo straordinario Elogio della Follia, e ancora il suo amico Tommaso Moro di cui conviene rammentare la smisurata preghiera...


Dammi, o Signore, una buona digestione
e naturalmente anche qualcosa da digerire.
Dammi la salute del corpo
con il buon umore necessario per mantenerla.

Dammi un'anima che non conosca la noia,
i brontolamenti, i sospiri, i lamenti
e fa' che io non mi crucci
per quella cosa troppo ingombrante
che si chiama "io".

Dammi il senso del ridicolo.
Donami la grazia di comprendere gli scherzi
affinché abbia nella vita un po' di gioia
e possa renderne partecipi anche gli altri.

Amen


Siamo anche debitori a Platone e a due grandi spiriti solitari: Eraclito e Nietzsche.
Il filosofo di Efeso, alla fine della vita, ritiratosi nel tempio di Artemide, si mise a giocare a dadi con i fanciulli. Di Nietzsche basti ricordare Così parlò Zaratustra, suo vero capolavoro, il discorso intitolato Delle tre metamorfosi nel quale viene esaltata - da ultimo - la trasformazione in bambino.



Dalla "spelonca" che Torello l'eremita si era costruita nei pressi di Avellaneto, si potevano osservare meglio e col debito distacco le cose del mondo per tener d'occhio e custodire le istanze dello spirito.



Nella società massificata delle parole soffocate dai rumori, del consenso più o meno elegantemente estorto e della delega troppo facile; a quanti hanno terrore del silenzio e, non volendo più pensare ed esaminare, si sono dedicati a moltiplicare le forme del divertissement (...), San Torello addita la coscienza come il luogo, l'unico luogo, in cui l'uomo può trovare le motivazioni di un agire degno di lui.
Così il povero converso di Poppi è in grado di insegnare agli individui della società complessa, smarriti nel dedalo delle specializzazioni sempre più settoriali, il mestiere di cui nessuno può fare a meno e che nessuno più insegna: 
il mestiere di uomo.



Un grazie di cuore a d. Francesco Pasetto che, attraverso "Il Beato Torello da Poppi", ha saputo restituire giustizia a una delle personalità più rilevanti del Medioevo, cogliendo il significato profondo della vicenda terrena e spirituale di un Uomo tra gli uomini.

Con la riconoscenza di San Torello e del lupo.



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