giovedì 5 dicembre 2013

Sotto le Stelle della Signoria



A volte le fortunate convergenze della vita sono così ostinate da lasciarti sbigottito.


Avevo avuto l’opportunità di conoscere Mario Luzi - uno dei Poeti più significativi del Novecento - grazie al Professor Vittorio Vettori che me lo aveva presentato come amico fidato ad un convegno dantesco di cui Vettori era insigne accademico.

Più volte Luzi era stato candidato al Nobel per la Letteratura. Ricordo vividamente il giorno della sua ultima nomination, con le telecamere pronte a filmare lo scoop, sfumata “inspiegabilmente” senza che Lui se ne rammaricasse; noblesse oblige!



Mario Luzi


La sera di chiusura del Maggio Musicale Fiorentino, che per tradizione si svolge sotto le stelle di piazza della Signoria, tra la folla di turisti accalcati per assistere alla Nona di Beethoven diretta dal compianto M° Sinopoli, intravidi la figura di Luzi attraversare la piazza con passo olimpico. Mi venne istintivo di chiamarlo e Lui - garbatamente – mi si fece incontro per ricambiare il saluto.

In quello stesso periodo, Firenze ospitava una mostra di Botero; ogni angolo della piazza, solitamente sorvegliato dal biancone, quella sera era “distratto” dalle ciclopiche, corpulente sculture che l'artista sudamericano hanno reso celebre. 


Infilata su Palazzo Vecchio
La torre di Arnolfo di Cambio

Sullo sfondo la Fontana del Nettuno detta "Biancone"



La piazza era gremita di gente in piedi d’ogni sorta, e l’idea che il Maestro venisse travolto dall’orda degli astanti mi faceva rabbrividire. Feci cenno ad un giovane addetto alla sicurezza della presenza di quell’illustre concittadino, che nella mischia e la distrazione dei più era passato inosservato, prima che venisse travolto e (impunemente) stirato! 



Il Perseo di Benvenuto Cellini (sotto la Loggia dei Lanzi)
 

Finii con l’ascoltare la Nona, appoggiato all’ombra di una statua di Botero, con Mario Luzi al fianco che durante l’esecuzione chiosava con la puntualità di un metronomo. 

L’Inno alla Gioia di quella sera mi si è imparentato come il profilo dei cipressi. 



Dell’uomo rammento il garbo estremo, innato, l’incedere elegante e mai ostentato, la voce flebile tra le labbra tremule, la sua stretta di mano che pareva dire… “arrivederci”.


Di Lui Fabrizio De André aveva un’immensa stima, ricambiata da altrettanta ammirazione. Del loro scambio epistolare conservo intimamente questa lettera che mi pare giusto divulgare “come una svista, come un’anomalia, come una distrazione, come un dovere”.

Eccola. 




Mario Luzi 
vorrei poter dire… 


Sotto le Stelle di piazza della Signoria il Cielo è trapuntato di Note. 
Rallegriamoci, Caro Maestro.
Ci saranno Nuove Stelle a Consolare la Notte 
e Note ancor più Belle a Illuminare il Giorno.

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