domenica 26 aprile 2015

MISERICORD(I)A...




"Dio perdona tante cose, per un'opera di misericordia!"
(Alessandro Manzoni)



La parola “misericordia”, il cui significato etimologico è miseris cor dare, “dare il cuore ai miseri”, quelli che hanno bisogno, quelli che soffrono, nasce dal sentimento di compassione per l’infelicità altrui, che spinge ad agire per alleviarla; un sentimento di pietà che muove a soccorrere, a perdonare... È una virtù morale, d'ispirazione cristiana, che si concreta e sostanzia in opere di misericordia, appunto.


"Madonna della Misericordia", Piero della Francesca

La Madonna della Misericordia, già nell'iconografia dal XIII secolo, è rappresentata in piedi, nell'atto di accogliere sotto il suo ampio manto i fedeli o i religiosi a lei devoti, di solito inginocchiati in preghiera.


In ebraico misericordia è "khesed" e ha le sue radici nell'alleanza tra due parti e nella conseguente solidarietà di una parte verso quella in difficoltà. In greco "eleos" indica il sentimento di intima commozione, la compassione, la pietà, dunque il contrario dell'invidia per la fortuna del prossimo. Per Aristotele, il timore e la compassione nella tragedia operano la purificazione, cioè la catarsi. Nei Vangeli la richiesta di essere misericordiosi si esprime nella parabola del Buon Samaritano (Luca 10, 37). Nel parlare comune "Misericordia!" è un grido di meraviglia o di dolore!!



Porta del Paradiso del Ghiberti, Battistero di San Giovanni in Firenze



In termini di appartenenza, l'istituzione delle "Misericordie" rappresenta il fondamento delle nostre migliori radici culturali, espressione della primigenia forma di compartecipazione organizzata di solidarietà sociale.

Altro che epoca buia, il Medioevo! È lì che nasce e fiorisce la civiltà occidentale, nella più alta delle sue accezioni.
Se le nostre radici "strutturali" sono riconducibili ai Romani, quelle culturali si rifanno al nostro Medioevo!
Semplificando: se dobbiamo all'ingegneristica romana l'ossatura, l'anima risuona nelle absidi delle Pievi romaniche.

E che dire delle Università. Bologna, primo Ateneo della storia accademica con i glossatori dell'XI secolo, prima facoltà di Giurisprudenza al mondo, seguita come diaspora da Padova, Parigi e Oxford, appena dopo Pavia.



"incappucciati" durante un trasporto (alle spalle il Battistero fiorentino)



Nella Firenze del XIII secolo, intorno all'anno 1244, viene fondata la Confraternita della Misericordia, la più antica Compagnia per l'assistenza ai malati e, in generale, la prima istituzione privata di volontariato esistente al mondo, ancora attiva dalla sua fondazione, e che annovera oggi oltre un milione di iscritti in ogni parte d'Italia.

Nello stesso periodo la Città del Giglio coniava il "fiorino", moneta sonante riconosciuta come valùta persino in Cina, dando inizio alla prima società mercantile "di stampo capitalista" del pianeta. Falsificare il "fiorino" allora era davvero pericoloso: ce lo rammenta Dante, nel XXX Canto dell' Inferno, facendolo dire a Mastro Adamo, arso vivo sulla strada della Consuma. 

Ivi è Romena, là dov’io falsai
la lega suggellata del Batista;
per ch’io il corpo sù arso lasciai.
                                   


Strana città, Firenze, da sempre ricca di contraddizioni, moneta corrente che scorre nelle sue vene. Solidarietà e individualismo estremi l'accompagnano, da sempre. L'(o)Spedale degli Innocenti, per esempio. Un'altra realtà unica - nel suo genere - al mondo. L'Ospedale - detto "spedale", "ospedale dei bambini abbandonati", si trova in piazza Santissima Annunziata. Fu il primo brefotrofio d'Europa e una delle più straordinarie architetture rinascimentali, certamente una delle più significative opere di Filippo Brunelleschi.



Dettaglio del portico d'ingresso dell'Ospedale degli Innocenti (terracotte di Andrea Della Robbia)


Dal portico, veduta di Piazza Santissima Annunziata


Il centro storico di Firenze visto da piazzale Michelangelo



E come non rammentare le parole che Papa Francesco ha pronunciato a proposito della Misericordia:

È quello che ha fatto Gesù: ha spalancato il suo Cuore alla miseria dell’uomo. Il Vangelo è ricco di episodi che presentano la misericordia di Gesù, la gratuità del suo amore per i sofferenti e i deboli. Dai racconti evangelici possiamo cogliere la vicinanza, la bontà, la tenerezza con cui Gesù accostava le persone sofferenti e le consolava, dava loro sollievo, e spesso le guariva. Sull’esempio del nostro Maestro, anche noi siamo chiamati a farci vicini, a condividere la condizione delle persone che incontriamo. Bisogna che le nostre parole, i nostri gesti, i nostri atteggiamenti esprimano la solidarietà, la volontà di non rimanere estranei al dolore degli altri, e questo con calore fraterno e senza cadere in alcuna forma di paternalismo.

Abbiamo a disposizione tante informazioni e statistiche sulle povertà e sulle tribolazioni umane. C’è il rischio di essere spettatori informatissimi e disincarnati di queste realtà, oppure di fare dei bei discorsi che si concludono con soluzioni verbali e un disimpegno rispetto ai problemi reali. Troppe parole, troppe parole, troppe parole, ma non si fa niente! Questo è un rischio. (...)

Quello che serve è l’operare, l’operato vostro, la testimonianza cristiana, andare dai sofferenti, avvicinarsi come Gesù ha fatto. Imitiamo Gesù: Egli va per le strade e non ha pianificato né i poveri, né i malati, né gli invalidi che incrocia lungo il cammino; ma con il primo che incontra si ferma, diventando presenza che soccorre, segno della vicinanza di Dio che è bontà, provvidenza e amore"


(Discorso del 14 giugno 2014 ai Gruppi delle Misericordie e Fratres d'Italia, nell'anniversario dell'Udienza del giugno 1986 con Papa Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro)





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