mercoledì 26 dicembre 2012

Il Pappagallo



Il pappagallo cascò nella pentola che fumava.

Voleva curiosare, gli venne il capogiro, e cascò:
per curiosità, ma annegò nella zuppa bollente.

La bambina, che era sua amica, pianse.
L’arancia si spogliò delle sue bucce, per offrirsi meglio e consolarla.
Il fuoco che ardeva sotto la pentola si pentì e si spense.
Dal muro una pietra si staccò.
Inchinato sul muro, l’albero rabbrividì di tristezza e tutte le sue foglie caddero al suolo.
Venne il vento, come ogni giorno, a pettinare l’albero frondoso, e lo trovò pelato.

Quando il vento seppe ciò che era accaduto, smarrì una raffica.
La raffica aprì la finestra, per andarsene senza meta per il mondo, fino ad arrivare in cielo.
Informato della brutta notizia, il cielo impallidì. 
E vedendo il cielo bianco l’uomo restò senza parole.

Il vasaio del Cearà volle conoscere bene la storia.
L’uomo ritrovò la parola e raccontò
che il pappagallo era annegato
e la bambina aveva pianto
e l’arancia si era spogliata
e il fuoco si era spento
e il muro aveva perso una pietra
e l’albero aveva perso le foglie
e il vento aveva perso una raffica
e la finestra si era aperta
e il cielo era rimasto senza colori
e l’uomo senza parole.

Allora l’artista-vasaio raccolse tutta la tristezza. E con tutti questi materiali le sue mani risuscitarono il morto. Il pappagallo che sbocciò fuori dalla pentola ebbe piume rosse di fuoco e piume azzurre di cielo e piume verdi di foglie di albero e un becco duro di pietra e d’oro di arancia ed ebbe parole umane per parlare ed acqua di lacrime per bere e rinfrescarsi ed ebbe una finestra aperta per andarsene e se ne volò nella raffica del vento.

Eduardo Galeano

Nessun commento: