mercoledì 20 marzo 2013

Il Dono e il Servo

Estrapolando Einstein

la mente intuitiva
è un dono celeste
e quella razionale
il servo fedele;

ma abbiamo 
creato un mondo che
ha esaltato il servo
e dimenticato il dono!



Ora, qui non si tratta più di fare "i conti della serva"
ma di prenderne atto e (cercare) di porvi rimedio.
A ciascuno il suo, ad ognuno la sua parte.
Consci che continuare a nascondere lo sporco sotto il tappeto non giova.
Mai sottovalutare il potere della negazione!

Ricorrere alla delega scaricando su altri le proprie responsabilità
è addirittura sconcio, indecente, ridicolo.

Affidarsi ai talismani degli imbonitori di turno capaci di estorcere il consenso 
attraverso il più consumato gioco delle tre carte 
è - più che rischioso - da masochisti.

Ridurre le proprie legittime, residue istanze in mano agli strepitosi urlatori
del "recinto delle grida" della politica odierna,
significa confondere la speranza con l'aspettativa
e veder evaporare in un fuoco fatuo 
il diritto-dovere di ri-sollevarsi!



Tricolore al telaio 
(dal Museo del Risorgimento di Torino)




Diceva il Mahatma Gandhi, che non mi stanco mai di ricordare:

"La propria identità (privata e pubblica)
non la si scopre in maniera diretta ma
impegnandosi verso una cosa 
più grande di noi"


Quella cosa è pubblica e privata insieme!
È riscoprendo il valore del bene comune come 
"il" proprio bene che potremo ri-sollevarci.

E questo, lo trovo particolarmente bello e urgente.
Bello come lo intendeva André Derain, il pittore francese che diceva:

"A differenza delle generazioni che ci hanno preceduto,
noi dobbiamo tendere verso la calma.
La calma è certezza.
La bellezza quindi
sarà un'aspirazione alla calma"



E, per non confondere la calma col sonno,
meditiamoci su
e corriamo ai ripari
agendo
(prima che sia troppo tardi)






Forse il nostro Giuseppe Verdi
ci può aiutare, col suo Nabucco
a renderci la carica e restituirci il senso 
del/nell'agire quotidiano,
che non è esattamente 
una romanza al chiaro di luna.

Buon ascolto miglior risveglio di speranza...


O t'ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù!






Va’ Pensiero, sulle tue ali d'oro
Va’ e posati sui pendii e sulle dolci colline,
Dove profuma tiepida e deliziosa,
L'aria della nostra terra natale.

Lascia le rive del Giordano,
Lascia le torri distrutte di Sion!
Oh mia Patria, così bella ma perduta,
Oh ricordo così caro, ma così doloroso.

Arpa d’oro ispiratrice dei grandi Poeti,
Perché taci e ti abbandoni al pianto?
Riaccendi nel nostro cuore i ricordi,
Parlaci ancora della nostra Storia gloriosa!

Memore della sorte di Gerusalemme,
Fai risuonare un canto di cocente dolore,
Oppure il Signore ti ispiri una musica,
Che sappia farci reagire alla sofferenza.


Post scriptum.:

Il proprio Paese va amato,
amato ancora di più
proprio quando meno se lo merita.
Proprio come la persona amata.








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