"Dio perdona tante cose, per un'opera di misericordia!"
(Alessandro Manzoni)
Il termine misericordia - mi preme precisarlo - affonda le sue radici nell'etimo latino miseris-cor-dare, letteralmente "dare il cuore ai miseri".
Ebbene: "Vi sono delle nature virtuosissime che hanno bisogno di credere in Dio, altre che sono felici non credendo a niente. (...)
Manzoni e Verdi, per esempio; "questi due uomini mi fanno pensare, sono per me un vero soggetto di meditazione", diceva Giuseppina Strepponi, la seconda moglie di Giuseppe Verdi che sul marito, affettuosamente, rincarava... "questo brigante si permette di essere ateo con un' ostinazione e una calma da bastonarlo!"
Già, che bel mistero queste loro personalità. Pio, devoto e (relativamente) osservante Manzoni, agnostico-mangiapreti, visceralmente emiliano, per giunta di robusta estrazione popolare, Verdi.
Uomini così differenti che il destino ha segnato accomunandoli nel dolore come nell'ardore artistico (e patriottico), consegnandoli alla storia dell'umanità prima ancora che dell'Arte.
Alessandro Manzoni |
Manzoni era nato trentanni prima ed aveva già composto i Promessi Sposi quando Verdi ottenne il primo successo, negli anni Quaranta del'800. La vita non li ha risparmiati: entrambi hanno perduto moglie e figli. Furono eletti Senatori del neonato Regno d'Italia a cui hanno dato un solidissimo, sostanziale contributo: quando gli "eroi condottieri" si preoccupavano di fare l'Italia, Loro si procuravano di fare gli italiani! Si spesero - realmente - divenendo il riferimento culturale dell'Italia risorgimentale; attraverso le loro opere immortali, crearono un linguaggio comprensibile e popolare, abbattendo steccati e barriere di censo e di classe, contribuirono a creare un linguaggio nazionale comune, riconosciuto e imprescindibile.
Giuseppe Verdi |
Nella vita si incontrarono appena una volta, quanto basta. Il Maestro di Busseto venerava Manzoni: "con lui finisce la più pura, la più sana, la più alta delle nostre glorie" - scrisse all'amica Maffei che si adoperò per farli incontrare.
Tricolore al telaio. Museo del Risorgimento di Torino |
Sulla scorta di questi sentimenti, Verdi rimise mano al Requiem (che aveva già preparato per la scomparsa di Rossini, in collaborazione con altri colleghi, che tuttavia non andò a buon fine), ma questa volta - disse all'editore Giulio Ricordi - farò da solo!
Confesso che non amo particolarmente le ricorrenze, ma nella vita ci sono le eccezioni. In questo caso sono più d'una: la prima, il Bicentenario della nascita di Verdi, la seconda il Ventesimo di costituzione de laVerdi di Milano grazie alla quale ho potuto riascoltare il Requiem magistralmente diretto da Zhang Xian. Un' Opera colossale, che presenta difficoltà tecniche notevoli, affrontata con rigore e un tocco energico ed esigente, tutto femminile.
Orchestra e Coro Sinfonico laVerdi di Milano |
laVerdi. Auditorium di Milano |
Moderno Verdi (splendida versione al tratto del Maestro presso la metropolitana) |
La travolgente sequenza del coro nel Dies Irae (più volte riproposta nel corso dell'Opera), coi colpi di grancassa in controtempo, fa tremare le vene e i polsi, per usare un'espressione dantesca! Ci scuote nel più profondo proprio come un monito che lega e accomuna il destino di ogni uomo.
La "modernità" di Manzoni e Verdi non è oggetto di discussione:
è di Eternità che ci parla la Loro Opera !
Verdi "immortalato" in un manifesto nel centro di Milano. |
Giuseppe Verdi morì agli albori del nuovo secolo, nella notte tra il 26 e 27 gennaio 1901, nella stanza 105 dell'Hotel et de Milan assistito dalle persone a Lui più care. Le cronache riferiscono che - per non disturbare le ultime ore del Maestro - la strada sotto le finestre dell'Hotel venne cosparsa di paglia per attutire il rumore del traffico dell'epoca.
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