Amo la libertà de' tuoi romiti
vicoli e delle tue piazze deserte,
rossa Pavia, città della mia pace.
Giardini nascosti, Ada Negri
Ma tu continua e perditi, mia vita,
per le rosse città dei cani afosi
convessi sopra i fiumi arsi dal vento.
Se musica è la donna amata, Mario Luzi
Nei nascosti giardini delle nostre più belle Città, trascurati dalla frenesia e dalla disattenzione, affiorano gioielli d'inaudita bellezza che risplendono presenti e vivi ai nostri occhi, ancora lì per stupirci, rapirci, o semplicemente per rammentarci di dove veniamo.
Ed ecco, svoltato l'angolo, basta alzare lo sguardo che...
Questo racconto per immagini - a mano libera e cuor in mano - prende forma e si trasforma in un viaggio nel tempo e nello spazio, quello appartenente al nostro patrimonio genetico-culturale, di un Paese che nostro malgrado non ha eguali al mondo.
Per poter discorrere di Pavia, millenaria Città di ospitazione, mi sono lasciato andare per i ciottoli delle sue strette vie trapuntate di perle - come San Teodoro - capaci di sedurre, a prima vista, anche il più ossidato viandante.
Per inciso, questa Città, d'impianto romano che si snoda tra cardo e decumano, ha espresso nei secoli una stratificazione di testimonianze storico-artistiche che la rendono unica, per densità e qualità, nel panorama europeo: mi riferisco, in particolare, al più bel percorso romanico che nessun'altra città del Vecchio Continente può vantare.
Veduta di Pavia del 1525 di B. Lanzani, particolari |
Storie di San Teodoro, 1514 - Particolari del ciclo di affreschi nel presbiterio |
La Chiesa di San Teodoro, eretta nel cuore del centro storico in sostituzione di un precedente edificio del secolo VIII dedicato al culto di S. Agnese, risale al dodicesimo secolo, periodo aureo della Pavia medievale.
Abside |
Dettaglio di vetrage |
Ma la vera sorpresa arriva scendendo (come una metafora) nella cripta.
Le volte, sostenute da pilastri in pietra calcarea arricchite da capitelli di fattura tardo-romanica, risalgono al XIII secolo e tradiscono una modernità sbalorditiva.La cosa, però, che lascia senza fiato è l'affresco, sulle volte a vela, con una teoria di angeli musicanti attorno al volto del Cristo. Un'autentica prodezza estetica; uno scialo di bellezza!
Mi piace accarezzare l'idea che Pontormo vi abbia messo mano. L'opera risale all'epoca in cui l'eccentrico fiorentino si faceva "murare" nella Città del Giglio proprio in virtù del suo carattere, riservato fino alla scontrosità, che gli ha impedito di lasciare Firenze. Dunque la cosa è assai improbabile, ma sognar non nuoce!
Saliamo, dunque, a "riveder le stelle".
Nessun commento:
Posta un commento