domenica 3 febbraio 2019

Forse, un giorno scopriremo...

  
Forse è una parola che mi piace tanto.
Mi piace perché lascia intravedere una via d'uscita, la possibilità che possa accadere qualcosa d'improvviso e che - d'un lampo - restituisca la luce, come una feritoia.

Forse un giorno scopriremo che.../ ...che non ci siamo mai perduti.../ e che tutta quella tristezza in realtà non è mai esistita!

Forse... Era una delle parole preferite anche da Leopardi che di “parole” ne sapeva - forse - più di tanti.
Forse... Quando quelle parole le ha cantate Renato Fiacchini, in arte Zero, non ne era così consapevole ma gli è venuto benissimo.
È tipico di Renatino (mi permetto la confidenza vista l'epica militanza: ci conosciamo dai tempi delle piume di struzzo che portava con disinvolta, sfrontata dignità di "diverso" in un mondo già prossimo all'omologazione di massa).
Renato è una creatura così controversa e genuina da rasentare l'inaudito.
Ragazzo di borgata, con l'odore della strada appiccicato ai panni che sanno di fumo e di lontano e non si smacchiano neppure con il candeggio del successo, del riconoscimento tanto ambito e mai rifuggito. Non è questione di coerenza; semmai di (in)sana, lucida follia applicata al quotidiano voler vivere alla propria maniera. E Renato c'é riuscito benissimo a rassomigliare a se stesso. Quando nel traslucido palc(o)scenico di Sanremo presentò "Ave Maria", quasi tutti rimasero spiazzati. Chi altri, a parte uno che si è voluto definire "uno Zero" poteva gridar-cantando (in un posto come quello) un'invocazione come quella:

Stai, con la povera gente / Dai, colore a chi non ha niente, niente!
Sai, quella coscienza ci sfugge / e la paura è già legge!!
Ave Maria.





Un giorno (in una pausa di registrazione) venne a trovarmi a casa. Lo accolse mia figlia, allora bambina, e con lei si perse per le stanze a trastullarsi tra i gatti e i giochi. Quel giorno diluviava e il viaggio da Roma era stato interminabile. La prima cosa che disse fu: "A Nì, me scappa!!" Quella battuta mi risolse un sacco di spiegazioni a mia figlia sul tenore umano dei "personaggi" che frequentavo per piacere, con piacere e... per lavoro.
Torno con affetto genuino a riabbracciarlo quando posso; adesso, con una foto dell'epoca in cui la mia piccina era vestita - per carnevale - alla sua maniera. E gliela dedico con slancio, come lui - generosamente - ha saputo condividere i “Migliori Anni della Nostra Vita.”
"...penso che è stupendo restare al buio, abbracciati e muti come pugili dopo un incontro, come gli ultimi sopravvissuti. / Forse un giorno scopriremo che non ci siamo mai perduti... e che tutta quella tristezza in realtà non è mai esistita"

Da "Quando non sei più di nessuno" del 1993  - forse il suo Album più compiuto, riuscito e sincero - per il magistrale arrangiamento del M° Renato Serio, Renato Zero in Ave Maria, che conviene riascoltare e meditare in "religioso silenzio":


Nessun commento: