Lo sguardo dell’innocenza
Nulla come
lo sguardo di un bambino
ci ricorda
con tanta precisione e senza ambiguità
ciò che sarebbe o sarebbe stato giusto fare.
Nulla
riesce a raccontare così bene
la meraviglia dei sogni,
l'unicità dell'amore,
la stupidità della violenza
e la sottile cattiveria dell'indifferenza.
Nulla
ci aiuta di più a rimettere in ordine
la nostra scala dei valori.
Nulla ci ricorda in maniera così vivida
come avremmo voluto e dovuto essere:
liberi, innocenti e felici.
(Mauro Pagani)
Queste le agro-dolci “note” di Mauro Pagani, straordinario musicista, cantore di quel meraviglioso “romanzo d’avventura” tinto di sonorità tutte mediterranee
– Crêuza de Mä –
tratto dal genio letterario di Fabrizio De Andrè che, con quest’Opera, hanno lasciato un segno inconfondibile nella storia della musica e della
canzone-poesia d’Autore.
A ben guardare
non c’è FELICITÀ
senza LIBERTÀ
Conviene, visto l’argomento,
rispolverare il capolavoro di Nietzsche,
“Così parlò Zarathustra”, dove il bambino che gioca ottiene miglior considerazione
rispetto all’adulto tutto dedito ad accumulare nozioni e utensili.
“Così parlò Zarathustra”, dove il bambino che gioca ottiene miglior considerazione
rispetto all’adulto tutto dedito ad accumulare nozioni e utensili.
Un attimo di attenzione, prego.
Il primo discorso che tiene
Zarathustra è intitolato “Delle tre metamorfosi”.
Vi si racconta dello spirito che
diventa cammello, del cammello che
si trasforma in leone, e del leone
che, da ultimo, si fa bambino.
Il cammello simboleggia l’uomo che
sottostà, curvo e docile, al peso degli innumerevoli “tu devi!”,
impostigli dall’esterno. Proprio mentre procede nel deserto, lento
sotto il carico sempre più insopportabile, il cammello vive la sua
trasformazione in leone.
Fuori metafora, l’uomo, superato lo
stadio della servitù radicale, riesce a liberare la libertà che
dorme in lui.
Ma la libertà che dice “no!”, “non
ne posso più!”, “basta!” è libertà puramente negativa:
libertà “da” qualcosa, non libertà “di” o “per” fare
qualcosa.
Al “tu devi” che piega il cammello,
il leone contrappone il suo “io voglio!”, ostinato, caparbio,
rigido, privo cioè del carattere proprio della volontà creatrice:
la scioltezza o elasticità.
Queste doti sono invece prerogativa del
fanciullo, definito da Nietzsche “innocenza e oblio”, un nuovo
inizio, un gioco, una ruota che gira da sola, un primo movimento, un
sacro dire di sì.
(Francesco Pasetto, “Il Beato Torello
da Poppi” – 1996)
Chi meglio di un bambino
(o di colui che non dimentica di
esserlo stato)
sa cogliere ciò che c’è di
MERAVIGLIOSO ?
Forse è questo il segreto di una vita felice:
nessuna regola da seguire, nessun problema da evitare,
Forse è questo il segreto di una vita felice:
nessuna regola da seguire, nessun problema da evitare,
ma una profonda umiltà,
l'accettazione totale dei dolori e delle promesse della vita.
(George Vaillant)
(George Vaillant)
2 commenti:
Il fatto e' che ce lo dimentichiamo.
Accade sovente, purtroppo.
Dimenticarsi "umanum est", "scordarsi" è peggio!!
(perchè si dimentica con la mente ma ci si scorda col cuore)
Tuttavia c'è sempre un rimedio: vedi alla voce "Ri-Accordiamoci" su www.infinitiform.it.
Con accoglienza :-)
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