In memoria di Natale, il mio amato babbo, nel trentesimo della sua dipartita.
I silenzi siderali del cielo trapuntato di stelle illuminano il ricordo di mio babbo, Natale: un uomo davvero speciale.
Natale, alle fine degli Anni Cinquanta |
Ho un ricordo struggente di quando ti venivo a "riscontrare", al ritorno dal lavoro. La borsa delle vivande e il giubbotto di pelle che sapeva di fumo, sembravano inseguire il tuo incedere silenzioso e olimpico, insieme alla stanchezza che portavi con eleganza. E l'odore di gasolio, di gomma e dei freni della corriera frammisti a un afrore di fatica e di sudore che la “Sita”, quel bisonte d'acciaio, aveva trascinato tutto il giorno, col suo carico di storie e scorie, tra i paracarri e i tornanti che della Consuma si lasciano Firenze alle spalle...
Già, la “Sita” posteggiata a fine corsa al limitare dell'Oratorio della Madonna del Morbo, come per riprendere fiato dopo un giorno di canicola, è un’immagine che si staglia nel firmamento della memoria e non mi lascia più, come il pollice che ti ho stretto per la prima volta.
Grazie Babbo.
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