lunedì 11 marzo 2019

Artemisia Gentileschi: talento e temperamento che salvano la vita


«Questa femina, come è piaciuto a Dio, havendola drizzata nelle professione della pittura in tre anni si è talmente appraticata che posso adir de dire che hoggi non ci sia pare a lei, havendo per sin adesso fatte opere che forse i prencipali maestri di questa professione non arrivano al suo sapere» 

(La celebre missiva che il padre di Artemisia Gentileschi, Orazio, inviò alla Granduchessa di Toscana, il 3 luglio 1612)




Artemisia Gentileschi è stata una pittrice di "stampo caravaggesco" di formidabile talento.
Un talento così esuberante, pari solo al suo incontenibile temperamento che l'ha salvata dalle tante "intemperie" della vita!

Artemisia Gentileschi, "Autoritratto come allegoria della Pittura"
Gran Bretagna, Royal Collection, Windsor.


Giovanissima il padre (pittore) Orazio, accortosi della sua eccezionale disposizione estetica, la volle mandare a bottega da Agostino Tassi "lo smargiasso" che abusò di lei, violentandola. Con una straordinaria forza d'animo ed una presenza di spirito fuori dal comune, Artemisia riuscì a "difendersi" e a superare anche la gogna del processo, ottenendo giustizia (almeno) in aula.

Questa la tremenda testimonianza che Artemisia pronunciò - a sua difesa - davanti al Tribunale:
«Serrò la camera a chiave e dopo serrata mi buttò su la sponda del letto dandomi con una mano sul petto, mi mise un ginocchio fra le cosce ch’io non potessi serrarle et alzatomi li panni, che ci fece grandissima fatiga per alzarmeli, mi mise una mano con un fazzoletto alla gola et alla bocca acciò non gridassi e le mani quali prima mi teneva con l’altra mano mi le lasciò, havendo esso prima messo tutti doi li ginocchi tra le mie gambe et appuntendomi il membro alla natura cominciò a spingere e lo mise dentro. E li sgraffignai il viso e li strappai li capelli et avanti che lo mettesse dentro anco gli detti una stretta al membro che gli ne levai anco un pezzo di carne» 

Quella terribile esperienza - aggravata dall'infamia di taluni, ai tempi dove la pittura era esclusivo appannaggio maschile e le donne considerate poco più che "fattrici" - ha segnato la sua vita in un' epoca che stenta tristemente a tramontare: quella della violenza sulla donna!



Artemisia Gentileschi, "Giuditta che decapita Oloferne" (1612-1613) Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli



Artemisia Gentileschi, trasferitasi a Firenze col marito che il padre le aveva "procurato per riparare l'offese", si fece apprezzare da subito per le sue formidabili abilità artistiche; a Napoli, poi, e successivamente a Londra, la Gentileschi venne definitivamente consacrata per la sua inequivocabile grandezza di pittrice.



Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni (1610 circa) olio su tela, Castello di Weißenstein, Germania



Le Opere - frutto del suo cristallino genio - sopravvissero (anche) all'oblio dei secoli successivi la sua scomparsa.



Ad Artemisia Gentileschi (Roma 1593 - Napoli 1654) 
e a tutte le Donne "violate", che hanno trovato la forza e il coraggio di "riscattarsi".

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