lunedì 28 gennaio 2013

Vorrei vivere per sempre

"Vorrei vivere per sempre. 

Trovo la vita molto interessante non per il successo ma per i cambiamenti che potrebbero esserci, se solo le persone fossero disposte ad accettarli e a convivere con essi. Sono convinto che è meglio favorire i mutamenti, piuttosto che ostacolarli.
Più invecchio, più trovo che è meglio seguire il corso della corrente"

Charlie Chaplin



Già, i cambiamenti.

Se poeta è - letteralmente - colui che crea i cambiamenti, Chaplin ne ha rappresentato la quintessenza. Genio indiscusso della pantomima, attore, regista, sceneggiatore, produttore e compositore, ma, su tutto, poeta nella sua più ampia accezione. Capace di intercettare i tempi, i mutamenti, denunciarne con coraggio le distorsioni, le alienanti derive sociali, politiche e umane, Charlie Chaplin lo ha saputo fare rimanendo fedele a se stesso, coerentemente al suo poetico modo d'intendere la vita della quale era innamorato. 






Sir Charles Spencer Chaplin nacque (poteva essere diversamente?) in un carro di zingari accampato nei pressi di Birmingham. Gli anni dell'infanzia nei sobborghi di Londra, dove dalla madre ricevette i primi rudimenti di recitazione, lo segnarono per il resto dell'esistenza. Il germe del cambiamento non lo avrebbe mai lasciato, insieme alla fame di vita e al ricordo di quella "vera", patita sulla pelle.

Diceva Cioran, Emil Cioran, che la vita, più che una corsa verso la morte, è una disperata fuga dalla nascita.
Chaplin pareva averla presa alla lettera, memore della propria nascita (e della fame). E l'ha mutata in poesia! Aveva come una sorta di memoria prenatale, una musicalità innata che riusciva ad esprimere come chi sa' prima ancora di conoscere, tipico del genio. E come tale, era per un quarto ispirazione e per i restanti tre... traspirazione!





L'umanità che ci accomuna e appartiene, quell'umanità intera che in sé ha saputo leggere come pochi altri, Chaplin è riuscito a esprimerla in una delle pagine più toccanti della storia del cinema.
E dell'Umanità.





...Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza...
(da Il Grande Dittatore) 

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