martedì 8 dicembre 2020

Imagine, in Peace



You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one

Si potrebbe dire che io sia un sognatore
Ma io non sono l’unico
Spero che un giorno vi unirete a noi
Ed il mondo sarà come un’unica entità.
 
"Imagine", John Lennon, Emi 1971
 
 
 

 
Quella mattina di quarant'anni fa la radiosveglia mi annunciò che John Lennon era morto. 
Restai come fulminato, un po' come se l'eco degli spari che avevano posto fine alla sua esistenza su questa terra avessero raggiunto anche me. Stordito, mi alzai per cercare di ridestarmi da quello che credevo un incubo... ma era realtà! Lennon se n'era andato... Salii sul primo autobus diretto alla stazione di S. Maria Novella, frastornato e ancora incredulo mi diressi in edicola sperando in un' improbabile smentita, ma l'edizione straordinaria de La Repubblica non lasciava appello: Lennon non c'era più. Trascinandomi barcollante per le vie del centro, arrivai in Ateneo che le lezioni erano già cominciate da un pezzo, come se (per loro) nulla fosse successo. 
Non saprei dire con precisione se fu in quel momento che maturai l'idea di lasciare Giurisprudenza; fatto sta che più tardi lo feci, senza alcun ripensamento, accogliendo di prendere a vivere alla mia maniera. Avrei potuto IMMAGINARMI tutta un'altra vita... cosa che - tra alterne fortune - ho fatto.
Thanks, John. Immagina, in Peace.
 
 

 
 

 

domenica 22 novembre 2020

Abbandonarsi alla vita



 La semplicità è molto di più dell'accettazione di sé. Significa essere con se stessi, con infinita benevolenza.
"Sulla semplicità" di Alexandre Jollien

 

Capperi, su muro a secco


 

Questa immagine che ho impresso nell'obiettivo risale ad una sosta di cammino in Casentino, un luogo al confine (e di confine) nella più apocrifa e riposta Terra di Toscana.

E mi aiuta a ricordare quello che scriveva in "Umano, troppo umano" - a proposito della semplicità - un insolito Nietzsche: Un modo di vivere semplice è oggi difficile: c'è bisogno per esso di molta più riflessione e inventiva che persone anche molto valenti non abbiano. È complicato essere semplice, sembra dire! È complicato restare nudi di fronte alla vita, rincara la dose Alexandre Jollien. "Tutto avviene come se la nostra mente lavorasse dal mattino alla sera a complicare l'esistenza, a fare paragoni, ad attendere circostanze che non arriveranno mai, a rimpiangere un passato che è passato per sempre. Condurre una vita semplice significa abbandonarsi a tutto.”

Insomma, la mente si dà da fare per creare problemi dove non ce ne sono! Così conclude e ci indica Jollien: "Cominciare una vita semplice significa domandarsi che cos'è centrale nella propria vita: i problemi, le irritazioni, le tensioni? E poi vivere, semplicemente. La semplicità è molto di più dell'accettazione di sé. Significa essere con se stessi, con infinita benevolenza.

Cercare la semplicità, l'abbandono, la gioia che sono già dentro di noi. La felicità, dunque! 


venerdì 17 luglio 2020

Cortona On The Move 2020 | The COVID-19 Visual Project



"Nei vecchi borghi c'è il nostro futuro"
(Stefano Boeri)



Quando sono il coraggio e la cultura ad ispirare sulla spinta della necessità e l'urgenza di raccontare questo tempo sospeso tra dolore e reazione, ecco che il termine resilienza assume un significato appropriato e può prendere la forma del Festival "Cortona On The Move", che non tradisce le attese.


Con l'edizione speciale di COTM magazine, luglio 2020


Giunto alla decima edizione, il Festival delle "narrazioni visive" si conferma tra i migliori eventi nel suo genere in Europa; allestito con cura nei luoghi più suggestivi della Città murata di Cortona (che di per sé vale sempre il viaggio) quest'anno ha per titolo inequivocabile "The COVID-19 Visual Project. A Time of Distance", una selezione di fotografie e filmati a tema che presto si è trasformata in un archivio permanente in progress sulla pandemia da coronavirus.



COTM magazine, luglio 2020, The COVID-19 Visual Project
 





 Il Festival Cortona On The Move 2020, inaugurato l'11 di luglio, resterà allestito fino al 27 settembre nelle varie sedi del centro storico di Cortona.

A proposito, mi associo con Stefano Boeri che dice: "Nei vecchi borghi c'è il nostro futuro".


CORTONA, dal piazzale del Santuario di S. Margherita, il Lago Trasimeno




Per saperne di più, visitate il sito https://www.cortonaonthemove.com/, in attesa di vederlo coi vostri occhi
#CortonaOnTheMove2020 #TheCOVID19VisualProjectATimeOfDistance #Fotografia
Paolo Salvi

lunedì 6 luglio 2020

Metti una sera a teatro con il Maestro Morricone



“Nell'amore come nell'arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l'intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata.”

(Ennio Morricone)



In realtà sono state più volte quelle nelle quali ci siamo incontrati con il Maestro Ennio Morricone. E come dimenticarsele? Ognuna con un sapore speciale, sempre profondamente differenti pur nell'unicità del tema che le univa: la Musica, naturalmente. Nella sua Musica c'era qualcosa di immediatamente riconoscibile, quel tratto di autentica genialità che in pochi frammenti melodici lo rendevano inconfondibile. Una cifra stilistica che sgorgava dalla sua personalità complessa, multiforme, profondamente consapevole che il talento non basta, va coltivato pazientemente e faticosamente fatto fruttificare attraverso infinite limature della partitura; una ricerca estenuante quanto entusiasmante che, con coerenza e serietà, gli sono valsi la stima universalmente riconosciuta di Maestro nella composizione delle più belle Colonne Sonore nella storia del Cinema e un Oscar tardivo, riparatorio e solo alla carriera!
Ma Morricone è stato di più, molto di più delle perle melodiche che lo hanno reso famoso nel mondo attraverso il Cinema. È stato uno sperimentatore coraggioso e compositore nella sua accezione più ampia e pura, frutto di una cultura musicale "classica" che i più sciocchi accademici definiscono colta, per distinguerla da quella "popolare". Un successo parziale, quello che Morricone ha riscosso con le Colonne Sonore - inseparabili alchimie melodiche indistinguibili dalla trama narrativa dei film che spesso ha nobilitato esaltandoli - ingenoroso di riconoscimento rispetto al ben più ampio "repertorio" compositivo che ha saputo esprimere nella sua lunghissima carriera.


Ennio Morricone - Roma, 10 novembre 1928 / 6 luglio 2020

Rammento due serate, con particolare emozione.
Al Teatro Signorelli di Cortona, Roberto Fabbriciani (flautista di grande talento, molto apprezzato dal M° Morricone) volle dedicargli una serata di tributo, decisamente prima che gli venisse conferito l'Oscar onorario nel 2007. Quella sera ero ospite in platea proprio accanto al Maestro, accompagnato dall'amata moglie Maria,  inseparabile compagna di viaggio di una vita intera. Al termine della prima parte del concerto (dedicato alla sua Musica meno nota, quella colta) ci scambiammo opinioni "tecniche" in attesa delle "suggestioni della più varia umanità" che con la seconda parte presero il largo. La cosa che mi toccò profondamente fu l'umiltà, la semplicità, la disponibilità ad ascoltare e la lucidità dei giudizi. La severità e la benevolenza che trapelavano, frutto della ferrea disciplina che imponeva a se stesso nel prendere tanto seriamente il suo lavoro, mi impressionarono. Era un uomo che non amava essere preso alla leggera, Morricone, ma soprattutto era la Musica - che davvero rispettava - ad essere sempre al centro dei suoi sentimenti.

L'altra serata "unforgettable" fu in Campidoglio, per la seconda edizione della Notte Bianca a Roma. Era il tempo del Sindaco Veltroni (appena il secolo scorso!) e... mentre il M° Morricone dirigeva l'Orchestra Roma Sinfonietta alla presenza del "Marco Aurelio" e il Cirque du Soleil esibiva i suoi funamboli per le vie del centro della Capitale, accanto a Gianni Rivera (già Golden Boy del Calcio italiano) siamo stati deliziati, trasportati come dentro a un film.

Sì, caro Maestro Morricone, non ti saremo mai abbastanza grati - come appassionati - per le emozioni che ci hai saputo donare, assieme al privilegio di averti avuto tra gli italiani più degni di "nota" che il nostro tempo bislacco ci abbia regalato. Ci mancheranno le tue invenzioni che mai conosceremo e che già appartengono al regno del Mistero. Che il Cielo ti accolga tra il Coro degli Angeli, dove l' "Ineffabile" Maestro la Musica traduce in Pace: la Sua Pace.




#OmaggioAEnnioMorricone #MorriconeTribute #Centorete #7NotePerRiAccordarsi Paolo Salvi


lunedì 29 giugno 2020

Il Mattatore e l'Anima


Il genio è per 1/3 ispirazione e 2/3 traspirazione! Ne ho le prove, e più d'una!


Anni fa fui invitato ad incontrare Vittorio Gassman, "il mattatore". Ci conoscevamo già: “La Pergola” di Firenze era il luogo, il mitico Teatro, dove spesso e volentieri osavo affacciarmi alla sua "Bottega" quando a far lezione c’era lui, talvolta assieme a Eduardo De Filippo. Potete immaginare quanto fosse più attraente e irresistibile per me, distratto studente della vicina Facoltà di Giurisprudenza, marinare le lezioni di Legge! 
Il luogo prescelto, questa volta, uno dei più suggestivi e significativi della spiritualità: il Monastero di Camaldoli. A Gassman, un po' in là con gli anni ma ancora in grande spolvero, venne richiesto di declamare qualche Canto della Divina Commedia, cosa che fece puntualmente, alla sua maniera. Di fronte ad una platea di pochi privilegiati, si concentrò un attimo poi partì con "Paolo e Francesca".
Ero a pochi passi da lui e subito colsi l'emozione che trasudava letteralmente dalla camicia. Lo fotografai e quei magici istanti vennero pubblicati in un periodico a larghissima diffusione con un titolo di copertina ad effetto: "Anche i mattatori hanno un'anima!" Perché, c'erano dei dubbi?




Conservo di lui un ricordo commovente: un uomo di enorme sensibilità e intelligenza, e di una fragilità pari al suo immenso talento. Una grande anima!
  
p.s.: a proposito, ragazzi... un piccolo consiglio personale: fate l’amore, non Giurisprudenza!
#RicordoDiVittorioGassman #VentAnniSenzaVittorioGassman #IlMattatoreeLanima @paolosalvi

giovedì 30 gennaio 2020

Elogio dell'infanzia*



...Cosa c'è nella pace che alla lunga non entusiasma
e che non si presta al racconto? 
Devo darmi per vinto, ora? Se mi dò per vinto, allora l'umanità perderà il suo cantore:
e quando l'umanità avrà perso il suo cantore, avrà perso anche l'infanzia.
(Dal film "Il cielo sopra Berlino" di Wim Wenders, 1987)



  


Elogio dell'infanzia

Quando il bambino era bambino,
camminava con le braccia ciondoloni,
voleva che il ruscello fosse un fiume,
il fiume un torrente
e questa pozzanghera il mare.

Quando il bambino era bambino,
non sapeva di essere un bambino,
per lui tutto aveva un’anima
e tutte le anime erano un tutt’uno.

Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.

Quando il bambino era bambino,
era l’epoca di queste domande:
perché io sono io, e perché non sei tu?
perché sono qui, e perché non sono lì?
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
quello che vedo, sento e odoro?
c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
come può essere che io, che sono io,
non c’ero prima di diventare,
e che, una volta, io, che sono io,
non sarò più quello che sono?

Quando il bambino era bambino,
si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
e con il cavolfiore bollito,
e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.

Quando il bambino era bambino,
una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
e adesso questo gli succede sempre.
Molte persone gli sembravano belle,
e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.

Si immaginava chiaramente il Paradiso,
e adesso riesce appena a sospettarlo,
non riusciva a immaginarsi il nulla,
e oggi trema alla sua idea.

Quando il bambino era bambino,
giocava con entusiasmo,
e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.

Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.

Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
ed è ancora così,
le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così,
a ogni monte,
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
e in ogni città,
sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
ed è ancora così,
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi,
aveva timore davanti a ogni estraneo,
e continua ad averlo,
aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla. Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
che ancora continua a vibrare. 


* “Elogio dell’infanzia” è la poesia di Peter Handke con la quale si apre il Film capolavoro di Wim Wenders “Il cielo sopra Berlino” (1987), di cui è co-sceneggiatore.
Peter Handke, scrittore austriaco classe 1942, merita il Premio Nobel della Letteratura per “la sua opera influente che ha esplorato con ingegnosità linguistica la periferia e la specificità dell'esperienza umana”. 
Questa la motivazione con la quale è stato insignito del Premio Nobel, lo scorso anno.


Peter Handke

 A proposito:
 «Il vento fa bene ai sogni»

sabato 28 dicembre 2019

Silenzi Siderali


 In memoria di Natale, il mio amato babbo, nel trentesimo della sua dipartita.


I silenzi siderali del cielo trapuntato di stelle illuminano il ricordo di mio babbo, Natale: un uomo davvero speciale.


Natale, alle fine degli Anni Cinquanta



Ho un ricordo struggente di quando ti venivo a "riscontrare", al ritorno dal lavoro. La borsa delle vivande e il giubbotto di pelle che sapeva di fumo, sembravano inseguire il tuo incedere silenzioso e olimpico, insieme alla stanchezza che portavi con eleganza. E l'odore di gasolio, di gomma e dei freni della corriera frammisti a un afrore di fatica e di sudore che la “Sita”, quel bisonte d'acciaio, aveva trascinato tutto il giorno, col suo carico di storie e scorie, tra i paracarri e i tornanti che della Consuma si lasciano Firenze alle spalle...
Già, la “Sita” posteggiata a fine corsa al limitare dell'Oratorio della Madonna del Morbo, come per riprendere fiato dopo un giorno di canicola, è un’immagine che si staglia nel firmamento della  memoria e non mi lascia più, come il pollice che ti ho stretto per la prima volta.

Grazie Babbo.



La "Sita di Natale", posteggiata al fianco dell'Oratorio della Madonna Contro il Morbo in Poppi, Anni 60